Poesie

Sfumature di cieli e versi

Sfumature di cieli e versi. Poesia, 2007


Mesti pensieri si annuvolano
per sfumature di cieli e versi.
La tua strada si snoda incerta,
le valli singhiozzano gravi.

Verdi rivoli di strofe cantano, stanchi.
Tu hai davvero trovato quel che cercavi?
Vicino sembra solo il timore
con il suo battito continuo.

Non taccio perché difficile
sarebbe il tacere,
respiro che si interrompe
e non vorrei morire.

Mesti pensieri si allontanano
per rincorrere un sogno forse.
Come è lungo il tuo cammino
amore che più non vedi.

Porta acqua sul sentiero
da lontano soffiala adorato vento,
con il tuo canto perso e ramingo,
oltre il cielo, nei brandelli del tuo vagare.

Accendi il senso del mio giorno,
bagnalo di gocce d’autunno,
ristoralo così percosso,
non lasciare che gemi solitario.

Porta acqua sui miei occhi
perché profonde amarezze
non sanno nemmeno piangere.
Bagnami di dolore in un canto di fiume.

Di che colore può essere un giorno di dolore?
Quali forme si addensano nude?
Piccole strofe si dimenano,
si dileguano lontane.

Non ci sono più quei cieli
che sapevano silenziare
per apparire sorridenti,
inattesi arcobaleni.

Sono tutti andati via,
allontanandosi in fretta,
hanno lasciato i bagagli sull’uscio,
sono fuggiti come sogni.

Ho pensato di calcolare cerchi e quadrati,
per dare forte risalto ad un pensiero folle.
Il mio.

Mi addenso come eremita
nelle caverne di una esistenza
che si colora appena.

Giorni e cerchi,
notti da far quadrare,
il cuore serra anche l’ultimo respiro.

Cosa potrà risuonare
nella cassa scordata del mio niente?
Perduti giorni, apparenti notti.

Semino parole e raccolgo dolore,
ingrati periodi.
Non importa se un’eco giunge ancora.

Sono rosse le tenebre,
mi avvolgono in una morsa senza dita.
Mi conducono senza passi:
lontano da ogni dove.

Sonorano la notte,
note cupe e ferite.
Piccoli pentagrammi,
bambini soli nel mondo senza ascolto.

Febbri si asciugano nei letti dell’indifferenza,
 aspettano una visita
che non verrà.
Allontanami da questo caos.

Sperdimi nei meandri del tuo pensiero,
di un ricordo, se vuoi,
va bene certo.
Perduta l’attesa nel mistero.

Le parole si tuffarono, quel giorno
e sparirono poverine.
Si spogliarono prima di andarsene,
poi corsero verso il vuoto.

Cantarono prima di morire,
con tutta l’anima che avevano dentro,
nel dolore e nella speranza,
si tuffarono oltre le sponde.

Non lasciarono risalire alcun rumore,
non salutarono nessuno.
Gelidi suoni, di piombo
giungono, ora,  di tanto in tanto.

Ci sono torri sulla tua testa,
chiome colorate appaiono,
dopo l’ora terza.

Senza braccia e senza porte,
stanno lì docili e dolenti,
mentre turbinano le acque nei mulini.

Non preghi, sa di fuoco la tua bocca,
raccogli docili parole
e le lasci sulle mani ruvide.

Poi, all’improvviso,
sciami di colori e versi
si alzano come fuochi d’estate.

Sono belli i miei sogni,
perduti sulle tavole nude della notte,
nei crucci di cipressi muti.

Frecce di sangue bagnano la fronte,
l’asciugo e mi imbratto,
cadono sulla neve dei miei occhi.

Gridano i sogni,
si spengono,
lasciano il fumo salire
verso il cielo che si chiude.

Trafiggimi pure, se ti fa piacere.
Quale altro dolore può illuminare
una notte così buia?

Non c’è inizio, nemmeno una fine,
se è per questo
matasse di colori macchiano la neve.

Le linee delle sere e quelle del giorno
s’accrepuscolano nell’angoscia
di un risalire la china.

Sono pesanti i cesti che porto.
Fanno male le mani
e ferisco l’inchiostro.

Le strade frusciano i passi incerti,
segnano il dolore,
vuol passare la croce in fretta.

Cambiano i sensi,
i detti e i non detti.
Cambiano con il freddo della sera.

E frusciano sempre queste strade,
scontente e impazienti,
s’accrepuscolano pensose.

Mi sono vestita come carnevale,
ho cambiato anche secolo,
volando dietro una idea.

Allo sguardo ho stretto un inganno,
me ne sono andata,
nessuno se ne è accorto.

Dietro gli angoli, mi rincorre sempre un ricordo,
spogliato dai sogni,
immerso nel colore.

Oli di  lino scendono sul viso,
mentre me ne vado,
così come una tela stinta.

Vestita in questo modo,
non sa la morte chi sia,
nemmeno io, faccio finta che sia così.

Maschera di civetta sul mio volto,
apparenti suoni notturni sulla bocca.
Ruotano le parole sulla mia testa.

Me ne vado nell’inganno di un sapere
che dissocia il mio cuore.
Sotto il tumulto del silenzio.

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6 Comments

  1. Bellissima e questo è un sito eccezionale

    1. Benvenuta Dorotea
      Grazie per il commento
      Emily

  2. Terenzio says:

    Complimenti

    1. Grazie Terenzio
      Abbi cura di te
      Emily

  3. Patrizio says:

    Bravissima che versi belli

    1. Grazie per il commento Patrizio
      Abbi cura di te
      Emily

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